Economia circolare: il cambio di stile che ci conviene

Novellara, 28/03/2022

L’economia circolare sostiene gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Eppure, molti altri sono i motivi per cui convertirsi a questo nuovo stile di consumo responsabile.

Questo modello ha l’obiettivo di ridurre il consumo di materia prima all’origine nella produzione degli oggetti, abbattendo così i consumi pro capite e l’impatto ambientale del nostro stile di vita. Perché sia possibile, tutti devono fare la propria parte, dalla progettazione intelligente di un prodotto da parte delle aziende, al suo riutilizzo da parte di consumatori e reti organizzate come i centri del riuso, fino al ricondizionamento o riciclo delle aziende coinvolte nella gestione dei rifiuti. In questo modo, si minimizza lo scarto inviato a discarica o inceneritore.

Il Piano d’azione del Parlamento europeo

Il Nuovo piano d’azione per l’economia circolare siglato nella Risoluzione del Parlamento europeo del 10 febbraio 2021 affronta il tema in modo strutturale. Il documento individua le principali catene di produzione su cui è urgente intervenire: elettronica, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, prodotti tessili, costruzione ed edilizia, prodotti alimentari, acqua e nutrienti.

  • Alcune linee guida del Piano: introdurre un caricabatteria universale per gli smartphone e gli oggetti elettronici di medie/piccole dimensioni; istituire un passaporto digitale per i prodotti elettronici, per meglio identificarne le possibilità di riutilizzo/riciclo; rendere più semplice la raccolta dei rifiuti elettronici per i consumatori, al fine di massimizzare l’efficacia della raccolta differenziata dei RAEE.
  • Il Piano chiede di incentivare le aziende che si impegnano nella produzione di imballaggi riciclati o totalmente riciclabili. In particolare, si parla di strategie per incentivare il corretto smaltimento delle plastiche “biodegradabili” da parte del consumatore.
  • Prodotti tessili. Il problema del settore tessile è a monte, perché la produzione è di per sé altamente impattante sull’ambiente, a causa dell’ampio utilizzo di energia e materia prime. Inoltre, alcuni studi fanno emergere che la gran parte degli indumenti gettati non vengono avviati al riciclo, ma finiscono in discarica. Una gestione sostenibile di questa filiera è possibile, grazie all’economia circolare.

Beneficio per i consumatori

Come rendere appetibile qualcosa che la società dei consumi invece allontana? Sottolineando che: “prodotti e materiali sostenibili, circolari, sicuri e non tossici dovrebbero diventare la norma nel mercato dell’UE e non l’eccezione”, il Parlamento europeo individua alcune strade:

  1. Creare un patto con le aziende perché aumentino la riciclabilità dei loro prodotti già in fase di progettazione
  2. Fornire incentivi di mercato ad aziende sostenibili sia nella produzione, che negli imballaggi
  3. Stimolare le aziende a produrre sostenibile e accessibile economicamente, perché la sostenibilità sia conveniente per i consumatori
  4. Sostenere innovazione e ricerca scientifica nell’ambito dei materiali sostenibili (bio-innovazione)
  5. Inserire l’economia circolare al centro delle politiche industriali dei Piani di ripresa e resilienza degli Stati membri

E l’Italia?

Il nostro Paese ha già cominciato a recepire le direttive europee precedenti in materia di rifiuti ed economia circolare, sebbene con una certa lentezza. La priorità va data alla prevenzione dei rifiuti, ragionando in modo sistemico all’interno dei cicli produttivi.

Per sapere come l’Italia si comporta nell’ambito dell’economia circolare, è disponibile la Sintesi del Terzo Rapporto sull’Economia Circolare (2021, redatto da: Circular Economy Network, ENEA, con il patrocinio del Ministero della Transizione ecologica), che racconta come, di fatto, l’Italia sia una virtuosa in Europa.

Perché ci conviene

Questa transizione (ecologica ed economica) è possibile solo se ad ogni livello istituzioni, imprese, cittadini, terzo settore riescono ad innescare una sinergia positiva nell’attuazione delle misure previste dal piano d’azione per l’economia circolare.

Questa strada è ormai una scelta obbligata, ma non va vissuta come un’imposizione: è piuttosto una scelta che ci conviene. Alcuni studi dimostrano come l’economia circolare potrebbe aumentare il PIL dell’UE dello 0,5%, creando oltre 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, migliorandone nel contempo la qualità.

Scopri il nostro contributo alla promozione dell’economia circolare!

Fonti:

Sintesi_Terzo-Rapporto-economia-circolare.pdf (circulareconomynetwork.it)

TA (europa.eu)