Il diritto al riuso: il compostaggio domestico

Compostare è un’arte semplice e tradizionale che ciascuno può riportare nel quotidiano. Per secoli i contadini hanno restituito al terreno i propri scarti organici, trasformando residui vegetali e animali in nutrimento per i microrganismi che vivono nel suolo e che, con la loro attività, ne rigenerano la struttura e ne arricchiscono la biodiversità. Ancora oggi questo gesto, alla portata di tutti, produce tre effetti concreti: riduce i rifiuti destinati al trattamento industriale, restituisce fertilità al terreno e consente un risparmio economico.

Piccola guida pratica: come si fa un buon compost

Per fare un buon compost non serve essere esperti: bastano alcune regole semplici e un po’ di costanza. Il primo passo è scegliere il luogo giusto. La compostiera o il cumulo devono poggiare direttamente sul terreno, così da permettere ai lombrichi e ai microrganismi di entrare in contatto con i materiali. Meglio collocarli in una zona in ombra o mezz’ombra, accessibile tutto l’anno e non troppo vicina ai confini di proprietà.

Il segreto del compostaggio è l’equilibrio tra due ingredienti. I materiali ricchi di carbonio, secchi e fibrosi, come foglie, rametti o carta non patinata, formano la parte “marrone”. Quelli ricchi di azoto, freschi e umidi, come bucce di frutta e verdura, erba tagliata o fondi di caffè, compongono la parte “verde”. Perché il processo funzioni, i marroni devono essere due o tre volte i verdi. La miscela va mantenuta umida come una spugna ben strizzata e rimescolata ogni settimana circa: in questo modo entra ossigeno e il cumulo non si compatta. Troppa acqua e pochi materiali secchi portano a cattivi odori; se invece il compost si secca, basta aggiungere scarti freschi o vaporizzare dell’acqua.

Non tutti i rifiuti sono adatti. Carne, pesce, latticini e oli attirano animali possono compromettere la trasformazione, così come le piante malate o con semi infestanti. Anche gli imballaggi “biodegradabili” e “compostabili”, benché certificati, non si degradano in un cumulo domestico: per loro servono le alte temperature degli impianti industriali.

Il compost maturo si riconosce facilmente: è scuro, friabile e profuma di sottobosco. A quel punto può essere usato come ammendante naturale, distribuendone tre o cinque chili per metro quadrato prima delle semine o intorno ad alberi e arbusti, facendo attenzione soltanto ad evitare le piante acidofile.

E se non si ha un giardino? Esiste anche il compostaggio di comunità, previsto dal DM 266/2016, che permette a più famiglie o collettività di gestire insieme una compostiera più grande. In Emilia-Romagna è ancora poco diffuso, ma nel 2023 è stato praticato in sette Comuni, con 122 tonnellate di rifiuto organico trasformate in risorsa. Una prospettiva interessante soprattutto per condomini, gruppi di vicinato, realtà associative ed orti urbani che vogliono ridurre i propri rifiuti e restituire sostanza fertile al suolo.

Il compostaggio domestico nella Bassa Reggiana

Nei Comuni della Bassa Reggiana serviti da SABAR, chi pratica il compostaggio domestico può ottenere una riduzione della TARI sulla quota variabile, a seconda del regolamento comunale e del rispetto dei criteri previsti. La Regione Emilia-Romagna, infatti, conteggia il compostaggio domestico nelle percentuali di raccolta differenziata solo per i Comuni che rispettano alcune condizioni, tra cui un regolamento che lo preveda; un’agevolazione TARI dedicata; controlli annuali almeno sul 5% delle postazioni; l’autocertificazione degli utenti; e la rendicontazione puntuale via O.R.So. Nel 2023 i Comuni che hanno soddisfatto i requisiti sono stati 218, 22 dei quali nella provincia di Reggio Emilia, per 26.709 tonnellate di rifiuto organico trattate direttamente in giardino; il compostaggio di comunità (DM 266/2016) ha contato 7 Comuni e 122 tonnellate (dati: Report Arpae, 2024).

La procedura per accedere alla riduzione TARI in genere richiede alcuni passaggi semplici: una postazione nel proprio giardino (compostiera, cumulo o buca), un’autocertificazione da consegnare al Comune utilizzando la modulistica TARI dove presente la sezione dedicata al compostaggio, la disponibilità a sottoporsi a controlli periodici previsti dalla normativa e la costanza nel mantenere attiva la postazione.

Un ciclo chiuso, utile a tutti

Come visto, il compostaggio domestico non porta vantaggi solo a chi lo pratica: ogni volta che viene realizzato in giardino, una parte dei rifiuti organici non entra nel circuito della raccolta, riducendo trasporti, costi e impatti ambientali per la collettività. È un modo per chiudere il ciclo direttamente dove il rifiuto nasce, restituendo fertilità al terreno senza passaggi intermedi. Per SABAR è questo il significato concreto di economia circolare: non un principio astratto, ma un’abitudine quotidiana capace di trasformare gli scarti in risorse e di rafforzare il legame tra cittadini, comunità e territorio.

 

*foto in copertina e nell’articolo: freepick.com

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