La transizione (veloce?) verso i green jobs

Novellara, 30 Dicembre 2022

Il 65% di bambine e bambini di oggi farà un lavoro che non esiste ancora1. Questo ci dà la misura di quanto il mercato del lavoro, in questi tempi di transizione (ecologica, economica, sociale, digitale), stia cambiando ad alta velocità.

Che ne sarà quindi di tutte le persone che oggi un lavoro lo hanno (oppure degli inoccupati in cerca di professione) che domani potrebbero trovarsi in un mercato totalmente cambiato?

Qualche numero della transizione

I lavori nel settore della sostenibilità, i cosiddetti green jobs, sono occupazioni che richiedono competenze specifiche sempre più interessanti per le imprese. Emerge dal rapporto Censis-Confcooperative del 20212 che entro il 2025 al nostro Paese serviranno altri 2,4 milioni di occupati con competenze verdi per far fronte agli obiettivi della Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Nonostante i timori di lavoratrici, lavoratori e imprese, si stima che 200 milioni saranno le nuove posizioni richieste, con circa 185 milioni di persone che troveranno uno spazio di riqualificazione e reinserimento, con un saldo positivo di 15 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 20503.

Lo scenario non è però totalmente roseo, dato che questa formazione e riconversione di professionalità è tutt’altro che facile e scontata.

Quali sono i green jobs?

La rosa di competenze richieste dalla transizione ecologica è varia.

Si parte da ingegneri ambientali, guardie forestali, ingegneri energetici esperti in FER (fonti di energia rinnovabili), scienziati climatici, geologi, certificatori della qualità ambientale.

Tra i più richiesti si trovano:

  • informatico ambientale, che somma le competenze tecniche classiche ad una consapevolezza delle azioni necessarie a efficientare le infrastrutture in un’ottica di minor consumo energetico
  • Esperto in marketing ambientale, meglio se con alte competenze nell’utilizzo dei social media
  • sustainability manager, che rilegge la filiera produttiva di un’azienda consigliando le migliori strategie per ridurre l’impronta ambientale della catena di produzione4.

Perché le imprese guardano all’economia verde?

L’interesse delle aziende verso i green jobs non è solo un segno dei tempi: investire nella green economy conviene.

Nel triennio 2017-2019 le imprese eco-investitrici evidenziano una produttività superiore del 17,0% rispetto alle altre, e hanno visto una crescita della stessa del +5,9% (per le altre è stata del +3,3%). Inoltre, guardando alle manifatturiere, sono state in proporzione più esportatrici (30% di esportazione contro 21%) e quelle a maggiore tasso di innovazione (n° addetti laureati, investimenti in Ricerca e Sviluppo e in 4.0)4.

Le sfide da affrontare

Se nelle stime la tendenza appare positiva, il percorso per arrivarci non è ad oggi chiaro. Vi sono molte motivazioni se solo il 41,9% delle imprese italiane oggi investe o dichiara che investirà nel green (e dunque assume/assumerà persone formate nell’ambito).

Tra gli aspetti vissuti negativamente, imprenditori e imprenditrici segnalano:

  • difficoltà a ottenere incentivi e agevolazioni pubbliche per eccesso di burocrazia (33,6%)
  • poche informazioni o scarsa conoscenza su agevolazioni pubbliche a supporto degli investimenti (29,0%)
  • poche informazioni o scarsa conoscenza sugli effetti positivi degli investimenti in sostenibilità ambientale sulla competitività dell’impresa (25,7%)4

La sostenibilità integrale non dimentica le persone

In questo scenario di veloci cambiamenti, rimane cruciale ricordare che la sostenibilità poggia su tre pilastri, già sdoganati nel mondo dell’economia e della finanza: ambiente (environment), società (social), governance. Gli indicatori ESG che stanno diventando il metro di misura dei nuovi investimenti green-oriented sono anche il faro che ci permette di non dimenticare che, in questa equazione, vi sono le persone.

Investire nella formazione e nella riqualificazione professionale è necessario per innescare fiducia verso la transizione nella società. E in più, pensare già a meccanismi di compensazione che regolino gli impatti socio-economici della transizione, supportare la diversificazione degli investimenti, rendere accessibili i percorsi di formazione in un’ottica inclusiva, istituire meccanismi di supporto (assicurazioni, fondi disoccupazione) sono solo alcune delle misure richieste per non lasciare indietro nessuno3.

 

Fonti

1) Rapporto Randstad, 2021.

2) Rapporto “Sostenibilità, investire oggi per crescere domani”, Censis-Confcooperative, 2021.

3) Report “The net zero transition, what it would cost, what it could bring”, McKinsey & Company, 2022

4) Rapporto “GreenItaly 2021. Un’economia a misura d’uomo per il futuro dell’Europa”, Unioncamere-Symbola, 2021.